Capgemini Italia https://www.capgemini.com/it-it/ Get The Future You Want Wed, 06 Mar 2024 16:56:20 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.3 https://www.capgemini.com/it-it/wp-content/uploads/sites/15/2021/07/cropped-favicon.png?w=32 Capgemini Italia https://www.capgemini.com/it-it/ 32 32 Data Mesh e Data Lake a confronto https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/data-mesh/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/data-mesh/#respond Fri, 01 Mar 2024 09:01:43 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=847650 The post Data Mesh e Data Lake a confronto appeared first on Capgemini Italia.

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Data Mesh e Data Lake a confronto

Capgemini
Mar 01, 2024

I Data Mesh sono architetture decentralizzate che organizzano i dati su specifici domini di business e che inaugurano un nuovo approccio ai Big Data. Il Data Mesh, infatti, considera i dati come prodotti e non solo come qualcosa da raccogliere e analizzare per ottenere informazioni.

I Data Lake, invece, sono ambienti di storage sempre più vasti e complessi. I dati che conservano sono così numerosi che spesso l’intera struttura diventa poco gestibile. Così, la stragrande maggioranza dei dati raccolti rimane incolta, in attesa di un caso d’uso che magari non sarà mai applicato.

Ecco perché i Data Mesh stanno suscitando sempre più interesse: la loro architettura sembra rispondere a questa complessità. I domini business oriented del Data Mesh, infatti, riescono a distribuire i monoliti in blocchi ordinati e più semplici da gestire a livello aziendale.

Tra i vantaggi del Data Mesh troviamo:

  • Processi decisionali più rapidi perché queste architetture rendono i dati facilmente individuabili.
  • Interoperabilità perché si possono collegare i vari domini in modo rapido.
  • Sicurezza perché i Data Mesh si basano su protocolli rigorosi.

Il Data Mesh è quel cambio di prospettiva rivoluzionario che facilita l’organizzazione e l’accesso ai Big Data.

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Sostenibilità aziendale: scenario attuale e soluzioni https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/sostenibilita-aziendale-soluzioni-capgemini/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/sostenibilita-aziendale-soluzioni-capgemini/#respond Fri, 02 Feb 2024 08:42:47 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=847401 The post Sostenibilità aziendale: scenario attuale e soluzioni appeared first on Capgemini Italia.

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Sostenibilità aziendale: scenario attuale e soluzioni

Capgemini
Feb 2, 2024

Far crescere il proprio business, creare valore, avere ambizioni raggiungibili nel breve e nel lungo periodo. Questi propositi accomunano gran parte delle aziende. Per raggiungere questi obiettivi è necessario intraprendere un percorso di sostenibilità aziendale.

Ma cosa si intende per sostenibilità aziendale? Potremmo definirla un nuovo modello aziendale che considera altrettanto importanti redditività e sviluppo sostenibile.

In questo articolo “fotografiamo” lo stato attuale della sostenibilità aziendale e vediamo quali sono le soluzioni che Capgemini propone alle organizzazioni per rispondere all’emergenza del cambiamento climatico.

ESG: unità di misura della sostenibilità aziendale

I pilastri della sostenibilità aziendale sono racchiusi nell’indice ESG. L’acronimo sta per Environmental, Social e Governance.

Esploriamo i 3 principi della sostenibilità aziendale:

  • Environmental ossia la sostenibilità ambientale. Rientrano in questo ambito tutte le scelte aziendali che puntano a ridurre gli impatti ambientali dei processi produttivi e dei prodotti e servizi quali le emissioni climalteranti, il consumo di acqua, la perdita della biodiversità, la gestione dei rifiuti.
  • Social può essere tradotto con sostenibilità sociale. Le aziende sostenibili, infatti, hanno un impatto positivo sul territorio e sul tessuto sociale, rispettano i diritti dei lavoratori e promuovono l’uguaglianza e il benessere delle persone assicurando la crescita economica delle comunità locali.
  • Governance è l’ambito delle scelte etiche aziendali come gli investimenti nella ricerca, la crescita professionale basata su meritocrazia, le politiche di diversity & inclusion, la composizione del consiglio di amministrazione, il contrasto a ogni forma di corruzione, l’etica retributiva.

Oggi le aziende devono tenere in considerazione gli indicatori ESG anche alla luce di una sfida oggettiva: le risorse del pianeta sono limitate.

Sostenibilità come performance aziendale

Gestire le aspettative degli stakeholder, nell’ambito della sostenibilità aziendale, assicura alle organizzazioni prestazioni avanzate di business e la conseguente crescita del proprio valore nei mercati finanziari. Per fare in modo che le organizzazioni possano perseguire le proprie strategie di sostenibilità contenendone i costi, Capgemini ha realizzato un modello chiamato “sistema aperto”. Il sistema tiene conto dei 7 elementi da tenere in considerazione quando si parla di sostenibilità ambientale:

  1. La normativa: conoscerla e adottarla in anticipo, rispetto ai competitor, permette di beneficiare di incentivi economici e conquistare posizioni strategiche sul mercato.
  2. I dipendenti: diffondere una cultura aziendale incentrata sulla sostenibilità e uno scopo comune aumenta la loro produttività e attrae i nuovi talenti.
  3. Brand Reputation: curare la reputazione dell’azienda fa aumentare la fiducia degli investitori e del mercato.
  4. Collettività: tenere conto della protezione dell’ambiente e del conseguente benessere delle persone significa risolvere i contrasti con la comunità locale e globale e conservare per le prossime generazioni l’ambiente e le sue risorse.
  5. Supply Chain: ottimizzare il rapporto con la supply chain permette di affrontare le scelte operative per il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità in una visione di sistema.
  6. Clienti: proporre al mercato prodotti e servizi innovativi ed ecosostenibili aumenta la fidelizzazione del cliente.
  7. Innovazione: la ricerca delle opzioni tecnologiche innovative è lo strumento che consente alle aziende di perseguire gli obiettivi di miglioramento della sostenibilità con il contenimento dei costi nel medio e lungo periodo sull’intera catena del valore.

Sostenibilità aziendale: il report Capgemini 2023

I modelli di business stanno cambiando. Rispetto al 2022, nel 2023 è triplicata la percentuale dei dirigenti che riconosce l’importanza della sostenibilità aziendale. Non si registrano ancora investimenti adeguati, ma un cambio di mentalità che presto porterà ad azioni concrete.

I dati del report del Capgemini Research Institute A World in Balance 2023 parlano chiaro: i vertici che considerano le iniziative di sostenibilità solo un onere finanziario sono scesi dal 53% al 22%. Tanto che il 57% delle imprese ha ridefinito il modello operativo per renderlo più sostenibile.

Il trend è positivo, ma mancano ancora investimenti adeguati per vedere davvero un impatto sul cambiamento climatico. Nel 2023, infatti, l’investimento medio annuo in iniziative sostenibili è cresciuto solo dello 0,01% rispetto al 2022.

Le aziende non riescono ancora a soddisfare i requisiti del Corporate Sustainability Reporting Directive dell’Unione Europea che punta alle emissioni zero entro il 2050.

Le organizzazioni faticano soprattutto nella misurazione delle emissioni Scope 1, Scope 2 e Scope 3. Per la raccolta di queste ultime, la percentuale delle imprese che riescono a registrarle, nel 2023, è scesa dal 60% al 51%.

Capgemini: offerte di sostenibilità aziendale

Capgemini ha strutturato offerte per aiutare concretamente le organizzazioni a investire nella cultura della sostenibilità ambientale.

Il percorso di Capgemini prevede 3 fasi distinte che soddisfano diverse esigenze di un’azienda:

  1. Impegno
  2. Azioni
  3. Misurazione e Report

Ogni fase prevede al suo interno diverse attività.

Nella prima fase troviamo la definizione di una Strategia di sostenibilità e di una governance. Capgemini in questa fase accompagna le organizzazioni ad accelerare la sostenibilità. Un team specializzato supportale aziende nell’identificare nuovi modelli di business per una trasformazione realmente sostenibile. In questa prima fase, quindi, si lavora per attuare all’interno dell’azienda un cambiamento culturale che porterà nel tempo un valore tangibile, sia per l’organizzazione sia per il pianeta. Capgemini supporta l’azienda nell’attivare le leve interne necessarie alla crescita di una consapevolezza aziendale e alla determinazione di nuovi ruoli e responsabilità. La sostenibilità impone alle aziende di confrontarsi con una nuova sfida. La valutazione dei conseguenti rischi e opportunità è il contributo che Capgemini fornisce ai suoi clienti per determinate le concrete strategie aziendali.

Nella fase delle azioni, Capgemini studia il miglioramento dei prodotti e dei servizi aziendali analizzandone il ciclo di vita del prodotto, le normative che ne influenzano la commercializzano e i costi di produzione al fine di contenere il loro impatto ambientale. Questa fase è fondamentale per ottenere un vantaggio competitivo sul mercato attraverso un minore impatto di CO2 la circolarità dei materiali e l’uso di brevetti tecnologici. Il supporto di Capgemini si estende anche alle attività di Sustainable Operations, Manufacturing & Supply Chain, nelle quali si studia e si analizza l’azienda per guidarla concretamente attraverso la transizione ecosostenibile. Il team esamina gli approvvigionamenti, l’efficiente utilizzo delle risorse energetiche e dei materiali critici, l’ottimizzazione dei trasporti e ottimizza l’intera catena di valore per aumentare la quota di mercato e la redditività.

Inoltre, come si può appurare dal report The eco-digital era™: the dual transition to a sustainable and digital economy sviluppato dal Capgemini Research Institute in collaborazione con il Digital Value Lab al Digital Data Design Institute di Harvard, le organizzazioni hanno compreso come l’impiego delle tecnologie digitali aumenti l’efficienza operativa e riduca i costi, consentendo di reindirizzare i fondi verso iniziative innovative, progressi tecnologici e sostenibilità. Le tecnologie digitali rappresentano quindi un catalizzatore e acceleratore per la transizione verso un’era eco-digitale™ e modelli di business sostenibili realizzati grazie a IT for Green e Green IT.

Nella fase quella dedicata alla Misurazione e alla Reportistica, Capgemini accompagna le aziende nel monitorare i progressi delle proprie azioni e a identificare le opportunità ESG. In questo modo assicura una comunicazione trasparente, attraverso i processi di rendicontazione previsti dalle normative quali la CSRD, nei confronti dei propri stakeholders (consumatori, azionisti, istituzioni finanziarie, e organismi di regolamentazione).

Il modello di Capgemini lavora per creare un impatto positivo sul pianeta, contemperando le esigenze di generare profitti aziendali.

Climate tech: soluzioni di sostenibilità aziendale

Le climate tech, ossia le tecnologie progettate per affrontare il cambiamento climatico, possono aiutare le aziende a ridurre i loro agenti inquinanti e a rispettare gli sfidanti obiettivi ESG. Le climate technologies svolgono un ruolo fondamentale soprattutto nel processo di decarbonizzazione aziendale.

Il report del Capgemini Research Institute Climate tech: Harnessing the power of technology for a sustainable future ha individuato le principali tecnologie che sostengono la sostenibilità aziendale e ambientale. Eccole.

Solare, eolico e fotovoltaico

Le energie rinnovabili sono il pilastro della decarbonizzazione, queste tecnologie contribuiranno per il 25% alla riduzione delle emissioni nel settore energetico entro il 2050. Dal punto di vista economico finalmente queste tecnologie sono convenienti. Dal 2010 al 2020, c’è stata una riduzione del costo dell’energia rinnovabile del 68%: l’energia eolica onshore è scesa del 56%, quella offshore del 46%. Le energie rinnovabili stanno diventando la prima scelta di Paesi e aziende.

Veicoli elettrici

I veicoli alimentati da elettricità a basse emissioni di carbonio sono fino a 4 volte più efficienti dei veicoli con motore a combustione. Secondo le stime dell’International Energy Agency, l’utilizzo di auto elettriche e biocarburanti ridurranno del 16% le emissioni globali entro il 2050. Le auto elettriche sono il futuro, tanto che le case automobilistiche prevedono di costruire 54 milioni di veicoli elettrici entro il 2030, che rappresenteranno oltre il 50% della produzione totale di veicoli. Un investimento totale che arriverà a 1,2 trilioni di dollari.

Pompe di calore

Il riscaldamento degli edifici rappresenta il 10% delle emissioni di CO2 a livello globale. Per abbassare questa soglia, le aziende possono sostituire le caldaie a gas con pompe di calore alimentate da elettricità a basse emissioni di carbonio. Questa soluzione ridurrebbe le emissioni globali di CO2 di almeno 500 milioni di tonnellate entro il 2030, una quantità di emissioni equivalenti a quelle annuali prodotte da tutte le automobili oggi in Europa.

Carburanti alternativi

Il settore dell’aviazione rappresenta il 2,5 delle emissioni globali, settore complesso da elettrificare. L’uso del carburante per l’aviazione sostenibile (SAF) è una colonna portante del processo di decarbonizzazione. Secondo L’International Transport Association (IATA) il SAF porterebbe alla riduzione del 65% delle emissioni necessarie per il trasporto aereo. Questo consente di raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050.

Carbon Capture, Utilization and Storage (CCUS)

Per alcuni settori, come quello del cemento, le tecnologie CCUS possono avere un ruolo cruciale. Nel settore del cemento, ad esempio, circa la metà delle emissioni di CO2 sono prodotte dal processo chimico della produzione. Queste emissioni sono difficili da eliminare, ma il CCUS riesce a diminuirle.

Low-carbon hydrogen

Nei settori dell’acciaio, della raffinazione, dei fertilizzanti e della chimica, l’idrogeno a basso tenore di carbonio potrebbe contribuire per il 10% alla riduzione delle emissioni entro il 2050.

Tutti i dati esposti mostrano che la sostenibilità ambientale e quella aziendale sono perfettamente sovrapponibili: non è più possibile scindere l’impatto ambientale da quello economico.

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Data Trust: la data analysis che genera dati affidabili https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/metodo-data-trust/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/metodo-data-trust/#respond Fri, 26 Jan 2024 06:00:00 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=847355 The post Data Trust: la data analysis che genera dati affidabili appeared first on Capgemini Italia.

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Data trust: la data analysis che genera dati affidabili

Capgemini
Jan 26, 2024

Per le organizzazioni è fondamentale lavorare i Big Data. Trasformare questa grande mole di dati grezzi in informazioni e risorse preziose aiuta le aziende a prendere decisioni corporate. Come si sviluppa un approccio che aumenta la fiducia nei dati? Qui il point of view di Capgemini.

Quando si lavora con i Big Data sorgono spesso domande come: “La mia analisi si basa su dati affidabili? Sto lavorando le informazioni in maniera corretta?” Per fidarsi dei dati bisogna attuare misure di controllo e sistemi innovativi che rispettano le regole e i vincoli in vigore. Noi di Capgemini adottiamo l’approccio Data Trust.

Questo metodo di data analysis si basa su 3 elementi che lavorano sinergicamente:

  • Raccolta, elaborazione e controllo dei dati
  • Consolidamento di una base tecnica che sfrutta la potenza del cloud
  • Massimizzazione della produttività e aumento della fiducia negli stakeholder

Questi tre elementi supportano le aziende nella pianificazione degli investimenti e velocizzano i processi decisionali. I nostri esperti aiutano le aziende a elaborare i Big Data in maniera corretta e a costruire una data platform per generare informazioni che danno valore al business.

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Digital Twin e sostenibilità ambientale https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/digital-twin-e-sostenibilita-ambientale/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/digital-twin-e-sostenibilita-ambientale/#respond Fri, 22 Dec 2023 09:34:00 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=847274 The post Digital Twin e sostenibilità ambientale appeared first on Capgemini Italia.

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Digital Twin e sostenibilità ambientale

Capgemini
Dec 22, 2023

Cos’è il Digital Twin? E come può supportare la sostenibilità ambientale? In questo articolo lo scopriamo con esempi concreti.

Partiamo dalla città-stato di Singapore, o meglio da Virtual Singapore, il Digital Twin della città. Grazie al modello 3D, le autorità cittadine possono pianificare percorsi di evacuazione, decidere dove è più fruttuoso installare i pannelli solari o guidare il traffico in tempo reale.

Singapore è stata una tra le primissime città al mondo, e il primo stato in assoluto, a investire sul Digital Twin. Oggi, grazie a questo modello è possibile monitorare il comportamento della città reale anche in termini di sostenibilità ambientale, così come simulare interventi e prevedere gli effetti.

Cosa sono i Digital Twin

I Digital Twin, o gemelli digitali, sono a tutti gli effetti repliche virtuali di sistemi fisici in grado di modellare, simulare, monitorare, analizzare e ottimizzare costantemente il mondo fisico.

Nel report del Capgemini Research Institute, Digital Twins: Adding Intelligence to the Real World, emerge che il 57% delle organizzazioni ritiene i Digital Twin fondamentali per migliorare il percorso di sostenibilità e per mantenere i propri impegni in ambito ESG (Environmental Social Governance).

Un esempio virtuoso di come il Digital Twin migliora la produttività industriale e la sostenibilità ambientale è quello di Unilever. L’azienda sta utilizzando il modello in uno stabilimento in Brasile per impostare nuovi parametri di produzione. Un parametro è la temperatura alla quale il sapone viene espulso prima di essere tagliato in barrette. L’adozione del Digital Twin:

  • ha fatto risparmiare all’azienda 2,8 milioni di dollari;
  • ha aumentato la produttività dall’1% al 3%;
  • ha ridotto notevolmente il consumo di energia e il relativo impatto ambientale.

Alzando l’asticella dell’ambizione sul potenziale valore dei Digital Twin per il nostro pianeta, possiamo esplorare il progetto dell’Unione Europea DestinE. Il progetto mostra come il Digital Twin può riprodurre, capire, simulare e anticipare la realtà.

Digital Twin, il progetto Destination Earth

Digital Twin: l’esempio di Capgemini

I gemelli digitali sono anche utilizzati per rendere infrastrutture, impianti ed edifici più sostenibili.

Grazie ai gemelli digitali è possibile collegare in un single point of truth le informazioni provenienti dal modello BIM (Building Information Management). BIM rileva i dati relativi al comportamento umano e quelli provenienti dai sistemi e dai sensori IoT. Dopo averli raccolti li rielabora per diversi casi d’uso.

Ad esempio, un algoritmo di intelligenza artificiale che analizza anche i dati storici è in grado di suggerire come occupare un edificio ottenendo il minor consumo di CO2 possibile.

Il processo è  illustrato nel proof of concept realizzato da un team di Capgemini Engineering, su un ufficio a Milano. Eccolo:

Il Digital Twin di Capgemini Engineering

Il Digital Twin di Capgemini presenta un pannello di controllo progettato per monitorare:

  • il consumo dell’energia;
  • la qualità dell’aria;
  • il livello di occupazione di ogni piano dell’edificio;
  • le emissioni di CO2 per piano e per singola meeting room.

Tutti i dati raccolti possono essere utilizzati per:

  •  guidare la prenotazione delle postazioni di lavoro in maniera più sostenibile;
  • spegnere e accendere in automatico luci e impianti di condizionamento;
  • fornire i dati utili alla reportistica ESG.

In sintesi, i Digital Twin permettono di lavorare in maniera innovativa perché favoriscono la collaborazione a distanza e ottimizzano le risorse lungo tutta la catena del valore.

Il vero punto di forza del Digital Twin è la valorizzazione dei dati nel flusso di informazioni tra entità digitali ed entità fisiche.  Questo consente non solo di verificare in tempo reale lo stato di un elemento fisico, ma anche di simularne o predirne caratteristiche e prestazioni.

Per questo motivo il modello è un alleato della sostenibilità ambientale, perché permette di lavorare meglio non solo sull’efficientamento energetico, ma anche su soluzioni di economia sostenibile e circolare. Rispecchiando un mondo sempre più green.

Se vuoi saperne di più su questo tema e approfondire le soluzioni di sostenibilità offerte da Capgemini, contatta la nostra esperta:

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Come l’approccio FinOps supporta la migrazione in cloud https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/approccio-finops-migrazione-cloud/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/approccio-finops-migrazione-cloud/#respond Mon, 18 Dec 2023 08:53:11 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=847164 The post Come l’approccio FinOps supporta la migrazione in cloud appeared first on Capgemini Italia.

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Come l’approccio FinOps supporta la migrazione in cloud

Capgemini
Dec 18, 2023

Quando un’azienda opera una migrazione verso il cloud,diventa sempre più importante poter anticipare e controllare i costi di fatturazione, che, altrimenti, rischiano di lievitare vertiginosamente.

Cosa è l’approccio FinOps

Il FinOps non è un controllo di gestione a posteriori, ma un cambiamento totale di mentalità nelle organizzazioni. Queste, e i loro responsabili IT, devono abbandonare i loro schemi tradizionali basati sull’acquisto di capacità a costi fissi.

Per trarne pieno vantaggio, non sono più gli utilizzi che si adattano alle risorse rese preventivamente disponibili nei data center e pagate in anticipo. Ora, l’architettura deve adattarsi agli utilizzi tenendo conto dell’aspetto finanziario, compresa l’eventuale monetizzazione dei dati.

L’utilizzo del cloud è fondamentale per le aziende data-centric, in quanto le piattaforme dati sono illimitate sia nei volumi di dati che nella potenza di calcolo. Inoltre, le piattaforme beneficiano costantemente di innovazioni, consentendo di estendere l’uso dei dati ad attori sempre più numerosi e diversificati.

Ma se le possibilità sono illimitate, lo sono anche i costi. Infatti il rischio è che, in assenza di regole e controlli, le fatture possano lievitare in modo incontrollato ed è proprio quello che osserviamo in alcune aziende.

L’approccio FinOps ha proprio questo scopo: integrare il parametro finanziario nella progettazione dati. Concretamente, si tratta di implementare processi che consentano di avere visibilità sui costi e di effettuare ottimizzazioni, senza tuttavia imporre restrizioni drastiche agli utenti. L’obiettivo è di controllare i costi, garantendo nel contempo un cloud agile e in grado di innovarsi.

L’approccio FinOps deve essere integrato fin dall’inizio in un nuovo progetto. Nella fase di progettazione bisogna far si che l’architettura sia conforme sia alle esigenze aziendali che ai principi tecnologici ed economici del cloud.

Dall’opzione scelta e il relativo costo di utilizzo dipendono varie questioni come:

  • la potenza di calcolo;
  • i tempi di risposta;
  • il ciclo di vita dei dati;
  • la necessità di archiviazione.

Scegliere l’architettura FinOps adeguata

La scelta della migliore architettura dipende dal caso d’uso. Questa scelta deve essere effettuata con una visione sia tecnica (prestazioni, disponibilità…) che finanziaria (modello di fatturazione dei servizi richiesti).

Un aspetto molto importante è l’applicazione delle best practice di sviluppo, come migliorare le richieste al database e monitorare i costi per fatturarli correttamente o segnalare eventuali problemi. Il ciclo di miglioramento continuo prevede una continua analisi di questi indicatori per comprendere l’origine dei costi e per implementare le ottimizzazioni tecniche o organizzative più appropriate.

Da questo punto di vista, ci sono due aspetti da considerare: i volumi e i trattamenti/azioni da effettuare. Tuttavia, le vecchie abitudini spesso portano a concentrarsi sui primi, trascurando un po’ i secondi, che sono fattori molto rilevanti. Questo spiega le significative differenze di costi tra le tipologie di gestione dei dati (data lake, database SQL classico, database NoSQL). Ci aiuta anche nel comprendere perché le applicazioni legacy possono diventare molto costose quando vengono trasposte così come sono (“lift & shift”) nel cloud.

Per determinare la migliore architettura, è necessario conoscere anche i cataloghi di servizi dei diversi fornitori. Possono essere estremamente ampi e avere vari modelli di fatturazione, ad esempio in base al numero di richieste, ai volumi di dati scambiati, al tempo di utilizzo: tutti parametri che in passato non erano in uso nel data center e che è necessario prendere in considerazione integrando le buone pratiche FinOps. Ciò si traduce in una riduzione media del 30% dei costi di consumo. Questi guadagni possono arrivare a rapporti di 1 a 10 durante il passaggio ottimizzato da un sistema on-premise al cloud.

Conclusioni

Con le piattaforme dati, si può uscire dall’ambito limitato del data center per entrare a pieno titolo nell’infinito universo del cloud. È una rivoluzione culturale che le pratiche FinOps permettono di accompagnare per tutti gli attori interessati.

Integrando anche l’aspetto finanziario, non solo è possibile controllare i costi, ma anche preservare la flessibilità e la scalabilità, caratteristiche proprie del cloud.

Se ben integrato nei progetti, il FinOps è un vero facilitatore per le aziende desiderose di trarre vantaggio da un ecosistema applicativo moderno, agile e modulare. Infatti, non solo questo modello è in grado di aiutare le società a essere sempre più performanti, ma anche a sviluppare nuovi business.

Per un maggiore approfondimento sul tema consigliamo le seguenti letture:

  • “Libro bianco: democratizzare i dati per creare valore – Le chiavi per la rivoluzione incentrata sui dati”
  • “Dati e intelligenza artificiale: padroneggia i tuoi dati e trasforma la tua organizzazione”

Se vuoi saperne di più su questo tema e approfondire le soluzioni cloud offerte da Capgemini, scrivi al nostro esperto:

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Identity and Access Management: accessibilità in cloud https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/identity-and-access-management-accessibilita-in-cloud/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/identity-and-access-management-accessibilita-in-cloud/#respond Fri, 27 Oct 2023 07:20:56 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=846112 The post Identity and Access Management: accessibilità in cloud appeared first on Capgemini Italia.

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Identity and Access Management: accessibilità in cloud

Capgemini
Oct 27, 2023

I progetti di migrazione al cloud (Move to Cloud o M2C) derivano dalla volontà di riallineare il sistema informativo alle sfide legate alla digitalizzazione delle attività.

Con la migrazione in cloud si mira a:

  • Aumentare l’agilità e la flessibilità
  • Controllare costi e rischi
  • Rafforzare la sicurezza e la conformità
  • Migliorare l’esperienza dell’utente
  • Ridurre l’impronta di carbonio

Ecco perché il processo di Move to Cloud non è solo la migrazione di un sistema informativo da una struttura on-premise a un ambiente cloud, ma è un’opportunità. La migrazione in cloud attiva tutta una serie di processi che trasformano l’azienda e la supportano nello sviluppo di nuovi servizi. Dal punto di vista tecnico, un progetto di migrazione cloud è completamente orientato alla creazione di valore futuro.

Identity and Access Management: parola d’ordine accessibilità

La condizione essenziale affinché un servizio digitale crei valore è che solo la persona o l’identità tecnica corretta possa accedere alle informazioni. Questo è il ruolo dell’Identity and Access Management (IAM).

L’Identity and Access Management è la chiave di volta dei sistemi informativi e della migrazione in cloud perché gestisce:

  1. L’identità (chi sono)
  2. L’autenticazione (sono davvero io)
  3. Le autorizzazioni (cosa ho diritto di vedere e cosa fare)

I servizi forniti tramite l’Identity and Access Management sono davvero tantissimi. Ad esempio: consentono a un utente di accedere a un’applicazione mobile, a due servizi di comunicare tramite API, a un sensore IoT di trasmettere dati. Ma soprattutto consentono di non effettuare innumerevoli autenticazioni.

L’IAM, inoltre, consente di gestire tutti i tipi di accesso all’interno o all’esterno del sistema informativo, che sia ancora on-premise o già nel cloud. Ne facilita il flusso e garantisce la sicurezza nel tempo e nelle evoluzioni.

L’Identity and Access Management valorizza le iniziative aziendali fornendo loro sicurezza, semplicità, flessibilità e fiducia.


Vuoi sapere in che modo la gestione delle identità può migliorare la user experience? Chiedilo al nostro esperto.


Identity and Access Management e move to cloud

L’Identity and Access Management è un tema portante sia on-premise che in cloud, ma i due approcci possono essere molto diversi.

Nel cloud, infatti, si dipende dall’identity provider fornita dal gestore cloud e dagli accessi per i diversi servizi di IaaS, PaaS, SaaS.

Se non ci si gestisce accuratamente fin dall’inizio questo tema e la sua governance, si rischia di perdere i benefici e gli acceleratori di questi progetti. Occorre poi tener conto dell’infrastructure-as-code (cloudformation, terraform, etc) e dell’automazione delle distribuzioni dei servizi applicativi. Pertanto, per un sistema informativo efficiente, sicuro, scalabile e adattato alle esigenze, serve una gestione adeguata delle identità e degli accessi, ben pensata, ben implementata e automatizzata. Questo faciliterà e accelererà l’implementazione di nuovi servizi e quindi dei loro impatti commerciali. Ad esempio, un sistema basato su token di accesso (ID tokens) consente di creare rapidamente applicazioni altamente dinamiche, del tutto sicure e con un’eccezionale user experience.

L’IAM riguarda quindi l’intero sistema informativo e le sue varie sfide di modernizzazione. È una soluzione globale che funziona ovunque, sempre, per tutti.

L’identity and Access Management non è quindi solo una questione di sicurezza. Sicuramente il Responsabile della Sicurezza è garante della conformità della soluzione, ma il Direttore dei sistemi informatici assicura efficienza, agilità e interoperabilità. L’IAM è davvero fondamentale per la creazione di valore digitale.

Una governance che tenga conto del cloud

Implementare una governance per definire un modello di gestione delle identità che tenga conto delle caratteristiche del cloud, è un imperativo. Si parla spesso di modello ibrido. Alla base di ogni riflessione sull’Identity and Access Management, infatti, ci sono 4 obiettivi, spesso intrecciati:

  1. Consentire la digitalizzazione delle funzioni aziendali
  2. Aumentare l’efficienza operativa
  3. Garantire la conformità alle normative e alle politiche interne
  4. Proteggere l’accesso ai dati e alle applicazioni.

Per raggiungere questi obiettivi bisogna tenere in considerazione le esigenze di tutte le parti in gioco. Da una parte abbiamo le aspettative degli utenti e i requisiti di sicurezza, dall’altra le restrizioni tecniche, legali e finanziarie.

Una governance che tiene conto delle specificità della move to cloud deve anche stabilire delle regole aziendali e garantire che vengano rispettate. Successivamente, basandosi su diverse revisioni, si procederà per iterazioni per valutare, se necessario, adattare questa strategia. Non bisogna però mai perdere di vista l’obiettivo: durante l’intero ciclo di vita dell’Identity and Access Management bisogna creare valore. Un valore che tenga conto dei costi, della sostenibilità operativa, alla manutenzione all’evoluzione.

Un esempio concreto? L’inclusione del Zero Trust nella strategia CIAM (Customer Identity and Access Management), un acceleratore di valore e semplicità nei casi di utilizzo.

Le tempistiche dell’approccio avanzato al cloud

Passare dalla gestione delle identità tradizionali on-premise all’approccio più avanzato nel cloud può richiedere due o tre anni.

Sono tempi lunghi ma necessari. Non si tratta solo di migrare in cloud un’infrastruttura tecnica, per quanto complessa e sensibile possa essere, è anche l’intera cultura che deve evolvere per imparare a fidarsi dei nuovi sistemi di identificazione e connessione.

Anche in questo caso, compito della governance è dare il giusto peso a questa sfida umana. Bisogna scegliere e le priorità dei progetti per promuovere il cambiamento e sostenere la maturità.

Tre punti da ricordare:

  • L’IAM (Identity and Access Management), se implementato in modo intelligente, è un acceleratore di creazione di valore indispensabile per qualsiasi servizio digitale.
  • L’IAM, onnipresente e trasversale, va considerato fin dall’inizio del progetto di trasformazione cloud e deve essere gestito da una governance che coinvolga tutte le parti interessate.
  • La governance, garante della coerenza delle scelte e delle implementazioni, definirà la roadmap della trasformazione e ne sosterrà l’implementazione, sia dal punto di vista tecnologico che culturale.

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Come trarre vantaggio dagli ecosistemi di dati https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/ecosistemi-di-dati-trarre-vantaggio-dai-dati-esterni-per-prendere-decisioni-efficaci/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/ecosistemi-di-dati-trarre-vantaggio-dai-dati-esterni-per-prendere-decisioni-efficaci/#respond Fri, 14 Jul 2023 08:20:52 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=845419 The post Come trarre vantaggio dagli ecosistemi di dati appeared first on Capgemini Italia.

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Come trarre vantaggio dagli Ecosistemi di dati

Capgemini
Jul 14, 2023

Gli ecosistemi di dati consistono in una partnership fra diverse fonti e diverse organizzazioni per la condivisione di informazioni e conoscenza.

L’ecosistema di dati non si basa sulla condivisione o sul trasferimento dei propri dati a un’altra azienda, ma sul mettere a disposizione della comunità indicatori o informazioni. Ad esempio attraverso un marketplace, in cui troviamo dati estratti, rifiniti e contestualizzati che acquisiscono maggior valore e proteggono il dettaglio confidenziale della loro origine.

Quali sono i vantaggi che gli ecosistemi di dati portano alle aziende?

Queste strutture nascono dall’esigenza di analizzare in maniera approfondita gli argomenti che non possono essere compresi solo con le proprie informazioni. Cooperare con altre realtà consente infatti di avere una visione più completa e migliorare il proprio business.

Oltre a portare un vantaggio competitivo alle aziende coinvolte, questo modus operandi può generare valore per gli utenti. Un ecosistema di dati collaborativo, infatti, offre la possibilità di migliorare prodotti e servizi.

Un ottimo esempio dell’utilizzo dell’ ecosistema dati collaborativo è la gestione dello Scope 3 del Carbon Footprint. La tematica è così vasta che difficilmente una singola azienda riesce a padroneggiarla. Approfondire l’argomento in maniera condivisa dà una visione più ampia sulle azioni da intraprendere per raggiungere la carbon neutrality.

Il sistema collaborativo è ancora poco sviluppato poiché ci sono ostacoli nella condivisione dei dati. Resta comunque uno strumento fondamentale per incrementare la conoscenza e generare valore non solo per il business aziendale, ma anche per gli utenti finali.

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Cloud economy: come massimizzare i benefici offerti dalla tecnologia cloud https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/cloud-economics-come-ottenere-il-massimo-valore-dal-cloud/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/cloud-economics-come-ottenere-il-massimo-valore-dal-cloud/#respond Wed, 05 Jul 2023 09:16:26 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=845382 The post Cloud economy: come massimizzare i benefici offerti dalla tecnologia cloud appeared first on Capgemini Italia.

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Cloud economy: come massimizzare i benefici offerti dalla tecnologia cloud

Capgemini
5 Jul 2023

Il cloud, inizialmente, ha suscitato interesse tra le aziende per la sua promessa di riduzione dei costi dell’infrastruttura. Tuttavia, equiparare i costi di hosting a quelli del cloud pubblico è  semplicistico.

La rivoluzione data dai sistemi cloud è legata alle caratteristiche del cloud pubblico, tra cui troviamo: automazione, elasticità, consumo self-service e on-demand. Queste caratteristiche sono alla base della rivoluzione della cloud economy, una rivoluzione che si osserva nelle aziende in avanzata fase di trasformazione.

La “T” del Total Cost of Ownership (TCO)

Quando parliamo di costo totale di proprietà o possesso, l’accento dovrebbe essere posto sulla parola “totale”: più trasformiamo, maggiori saranno i benefici a lungo termine.

Con l’avvio del processo di trasformazione, è possibile rilevare questi 3 impatti diretti e rapidi sul TCO:

  • Ottimizzazione della spesa costi per soddisfare le reali esigenze. Il cloud pubblico offre un’avanzata granularità delle configurazioni e un’elasticità delle risorse. Tra le innovazioni troviamo il “serverless” che avvicina il costo misurato alle esigenze reali delle risorse. Quanto più viene utilizzato un approccio cloud-native, tanto più ottimale risulta tale andamento.
  • Implementazione di una gestione della disponibilità più intelligente. Una grande fonte di spesa che grava sui costi delle infrastrutture riguarda i piani di “disaster recovery”. Questi costi possono essere razionalizzati attraverso un utilizzo intelligente delle infrastrutture messe a disposizione dai provider di cloud pubblici.
  • Ottenere vantaggi di produttività nelle attività operative e di sviluppo. Attraverso l’automazione e le facilitazioni offerte dall’implementazione di metodologie DevOps si riduce il costo unitario di manutenzione e funzionamento delle applicazioni.

Quest’ultimo punto è il cardine dei business case cloud. L’evoluzione del modello operativo porta a una trasformazione strutturale  a lungo termine della spesa IT. Per ottimizzare la spesa, il CIO deve ora gestire le esigenze attuali e future dei servizi e delle applicazioni. L’offerta di servizi deve infatti adattarsi alla strategia business aziendale.


Vuoi sapere quale processo trasformativo attuare nella tua azienda per avere un impatto rapido e diretto sul Total Cost of Ownership (TCO)? Contatta il nostro esperto!


Sistemi cloud e trasformazione dei costi IT

La trasformazione da un modello finanziario CAPEX a un modello OPEX evita investimenti a monte e agevola i processi di cash-out.

Occorre però guardare oltre la fase di investimento: elasticità e consumo su richiesta creano le condizioni per trasformare le spese IT in costi variabili. Soprattutto se le spese IT sono direttamente legate alle linee di prodotti e servizi e possono seguire le variazioni dell’attività aziendale.

Per rendere la spesa IT un costo variabile è necessario un cambio di prospettiva: l’organizzazione deve andare oltre l’IT ed essere orientata al prodotto, che include l’IT. Questo garantisce un impatto a lungo termine nell’economia del cloud.

I vantaggi del cloud per le aziende

Il valore del cloud diventa ancora più evidente quando si mettono a confronto le aziende che hanno adottato sistemi cloud con quelle che non lo hanno ancora fatto.

Tra i vantaggi che l’azienda può trarre dal cloud computing, troviamo:

  • La velocità di lancio e la funzionalità dei servizi: due elementi fondamentali nel mondo digitale. Così i product manager e i gruppi di lavoro possono ottimizzare i tempi e aumentare la produttività.
  • Un reale abbattimento delle spese iniziali di hardware e software per prodotti e applicazioni. Con il cloud il costo della sperimentazione diminuisce in modo significativo perché la spesa si ferma insieme al consumo dei servizi.
  • Gli investimenti sull’innovazione aumentano grazie alla riduzione dei costi di sperimentazione. I nuovi servizi avanzati di gestione dati, intelligenza artificiale e l’Internet of Things consentono una maggiore innovazione e, allo stesso tempo, frenano le spese.

È chiaro che il ritorno sull’investimento è maggiore negli scenari basati sul cloud.

La trasformazione del cloud non è un percorso tecnico, ma un percorso culturale aziendale. Catturarne il valore complessivo richiede un’azione coordinata tra linee di business, IT, finanza e risorse umane.


Quali sono i vantaggi economici dell’uso del cloud come piattaforma per trasformare il business? Contatta il nostro esperto!


La cloud economy, un equilibrio dinamico

La natura self-service e di consumo on-demand del cloud, in particolare nelle organizzazioni orientate al prodotto, implica un modello di acquisto delle risorse IT più distribuito e variabile.

Per gli attuali processi di acquisto è difficile tenere il passo se consideriamo che i requisiti delle risorse applicative fluttuano e il fornitore dei servizi cloud cambia. Tutto avviene in cicli molto brevi e, a questi elementi, bisogna aggiungere la velocità di immissione sul mercato.

È in questa fase che si inserisce il FinOps: un processo continuo di governance e ottimizzazione delle pratiche di consumo del cloud. FinOps rende la spesa quanto più ottimale possibile in relazione ai bisogni reali.

Con FinOps, per mantenere l’equilibrio dei costi nel cloud, vengono presi in considerazione tutti questi elementi:

  • Modelli e politiche operative;
  • Modelli architetturali e scelte progettuali;
  • Accordi contrattuali con i fornitori di servizi cloud.

Dati gli elementi visti finora, possiamo affermare che la cloud economy si comprende solo in un contesto globale di trasformazione. Limitato al solo aspetto dell’outsourcing delle risorse infrastrutturali, un business case basato sul cloud non coglierà mai tutte le opportunità di valore offerte.

Il mondo del cloud è molto dinamico e padroneggiare il business case richiede un attento monitoraggio sia del valore del prodotto che del consumo delle risorse.

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Come misurare e monitorare l’impatto ambientale del cloud https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/come-misurare-e-monitorare-limpatto-ambientale-del-cloud/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/come-misurare-e-monitorare-limpatto-ambientale-del-cloud/#respond Fri, 16 Jun 2023 12:43:48 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=845276 The post Come misurare e monitorare l’impatto ambientale del cloud appeared first on Capgemini Italia.

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Come misurare e monitorare l’impatto ambientale del cloud

Capgemini
16 Jun 2023

L’argomento della sostenibilità ambientale sta diventando sempre più prioritario all’interno dell’agenda delle aziende. Limitare gli sprechi energetici è una delle prerogative quotidiane da affrontare, tra queste di particolare rilevanza vi è quella inerente all’impatto ambientale del cloud. La domanda di server infatti è cresciuta vertiginosamente negli ultimi anni, portando ad avere un certo impatto sull’impronta ecologica.

Per misurare l’impatto ambientale del cloud, è necessario tenere conto dell’intero ciclo di vita dei server. La stima di consumo deve coprire l’intera catena del valore: dalla produzione al loro utilizzo finale, compreso il riciclo e la gestione del fine vita. Tipicamente la documentazione tecnica dei produttori di server indica una durata media di 4-5 anni. Tuttavia, i principali fornitori di servizi cloud hanno come obiettivo primario l’aumento di tale durata, con particolare attenzione alla gestione degli aspetti legati alla manutenzione preventiva.

Il cloud ha inoltre un aspetto di materialità da considerare. Server, storage, unità di archiviazione e apparati di rete, come tutti i componenti di un’infrastruttura IT, consumano energia. Un ulteriore consumo di energia è dovuto ai data center che li ospitano, in particolare nella fase di raffreddamento. Infine, la richiesta di energia varia a seconda del paese in cui il data center è ospitato e dalle condizioni contrattuali con i diversi fornitori.

Il consumo di energia, tuttavia, non è l’unico fattore da tener presente. È essenziale studiare tutte le risorse utilizzate, compresa l’acqua per produrre apparecchiature e processori, nonché per ridurre la temperatura all’interno dei data center.


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L’importanza di integrare KPI sostenibili durante una migrazione al cloud

I cloud provider pongono particolare attenzione agli aspetti di sostenibilità. Conducono infatti molti progetti di ricerca e sviluppo su questo tema, grazie ai quali oggi sono in grado di ridurre le emissioni di CO2 a lungo termine.

È importante sensibilizzare le aziende circa l’impatto ambientale delle emissioni di CO2. Per fare questo, bisogna prima determinare qual è il punto di partenza per l’azienda, calcolando il PUE (Power Usage Effectiveness). Questo indicatore consente di valutare il costo energetico e il consumo di “carbonio” dei propri data center.

Grazie alla tecnologia avanzata che i cloud provider mettono a disposizione per il setup dei propri data center, l’impatto in termini di PUE sarà certamente positivo. Lo step successivo è ottimizzare la gestione dell’infrastruttura e del parco applicativo indipendentemente dal cloud provider di riferimento (sia esso Microsoft Azure, AWS o Google Cloud).

È importante pensare se abbiamo davvero bisogno di infrastrutture ridondate o se le applicazioni devono essere sempre disponibili. Non tutte le applicazioni devono essere sempre disponibili, ad esempio quelle non essenziali per il business. Gli approcci FinOps possono aiutare nel fare questo tipo di valutazioni.

Quali azioni intraprendere per monitorare l’impatto ambientale

Per monitorare l’impatto ambientale delle risorse in cloud, i provider mettono a disposizione tool di monitoraggio del carbon footprint. Questi forniscono informazioni e consentono di fare analisi sull’utilizzo a lungo termine per mettere in pratica la eco-responsabilità aziendale.

È importante comprendere le implicazioni ambientali legate all’utilizzo delle risorse in cloud e limitare lo spreco di risorse nel caso non siano strettamente necessarie. In passato, le aziende erano solite eseguire il setup di un nuovo ambiente di test ogni volta che c’era necessità di testare nuovi rilasci di un’applicazione. Oggi non è più così.

I tool di monitoraggio dell’impatto ambientale sono un punto di partenza importante, ma non consentono ancora di ottenere una perfetta visione d’insieme. Alcuni dati sono molto complessi da ottenere, ad esempio, per determinare il PUE di un data center dei cloud provider.

È necessario quindi aumentare il livello di consapevolezza dell’impatto ambientale, così da monitorarlo costantemente e modificare i propri consumi utilizzando i servizi in cloud in modo responsabile ed eco-sostenibile.

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Green IT: cos’è e come funziona https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/green-it-che-cose-e-come-si-applica/ https://www.capgemini.com/it-it/prospettive/i-nostri-articoli/green-it-che-cose-e-come-si-applica/#respond Tue, 23 May 2023 09:45:27 +0000 https://www.capgemini.com/it-it/?p=845088 The post Green IT: cos’è e come funziona appeared first on Capgemini Italia.

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Green IT: cos’è e come funziona

Capgemini
23 mag 2023

Quando si parla di Green IT si intende la progettazione, l’utilizzo e lo smaltimento di hardware e tecnologie informatiche, applicazioni, software e processi aziendali in termini di sostenibilità ecologica.

Il concetto è emerso nel 1992, quando l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti ha lanciato il marchio “Energy Star”.

Sostenibilità aziendale: dati e nuovi approcci

Attualmente meno del 20% delle aziende progetta prodotti e servizi digitali che siano anche sostenibili.

Il 60% dell’impatto della componente IT deriva da device, data center, traffico di rete e quindi dal software e dai servizi che risiedono all’interno delle componenti IT che, a loro volta, scambiano un numero sempre più elevato di dati.

Green IT: i dati sull’impronta ambientale
Fig.1: Dati tratti dal “Sustainable IT Survey” del Capgemini Research Institute

Oggi il Green IT, insieme all’IT4Green, il modo cioè in cui la digitalizzazione contribuisce alla salvaguardia del nostro pianeta, è all’interno della Green Strategy che ogni azienda dovrebbe avere.


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Per questo è necessario diffondere una cultura sostenibile, sensibilizzando i team impegnati nella fase di design e sviluppo delle soluzioni digitali per adottare il migliore approccio possibile attraverso una serie di attività.

Ottimizzare le componenti hardware

Ogni volta che lavoriamo su sistemi on premise o in cloud, dobbiamo tenere conto dell’ambiente su cui installeremo il nostro applicativo. È fondamentale mantenere un approccio sempre attento alle configurazioni hardware/istanze e gestire gli ambienti in modo essenziale. La progettazione dei processi deve essere “frugale”, in modo da limitare il loro impatto sui sistemi (batch, backup, ridondanze, allineamenti di dati, etc).

Progettazione di applicazioni ecosostenibili

In fase di progettazione di un’applicazione occorre tener conto di alcuni aspetti fondamentali affinché il risultato risponda alle esigenze non solo del business ma anche del Green IT:

  • Inclusione e accessibilità: il servizio deve essere fruibile e comprensibile da tutti;
  • Frugalità funzionale e tecnica: il servizio deve utilizzare meno risorse possibile per creare il valore atteso;
  • Esemplarità: il servizio deve illustrare l’impegno responsabile dell’impresa.

Fra questi aspetti, quello a cui spesso si pone meno attenzione è la “frugalità tecnica”.

La scelta del linguaggio spesso è lasciata alle competenze del gruppo che realizza il progetto. Ciò a discapito dell’efficienza dell’ambiente in cui si troverà a lavorare, dei sistemi con i quali si interfaccerà o, ancor più importante, del tipo di lavoro che dovrà svolgere.

Se la scelta non sarà orientata a questi aspetti, probabilmente verrà meno anche l’adozione delle buone regole di programmazione e l’attenzione durante le fasi di sviluppo.

Miglioramento nella gestione dei dati

Nella gestione ordinaria di un software è fondamentale anche prestare attenzione alla dimensione e replicazione dei dati che vengono trasferiti tra sistemi interni o esterni.

Un aspetto da tenere in considerazione nell’ambito di Green IT e Design for Sustainability è l’ottimizzazione dei dati che vengono movimentati, cercando ove possibile di lavorare sulla cache[1], sulla dimensione delle informazioni che viaggiano sulla rete e sullo scambio ridondante di dati.

Tali azioni vengono determinate a partire dalla fase di progettazione del software, non solo lavorando sui dati, ma anche attraverso un approccio attento a visualizzare solo ciò che è necessario per garantire l’operatività della piattaforma.

Green IT: le aree da presidiare
Fig.2: Le aree da presidiare

Sostenibilità e Green IT: i benefici

Si tratta di una effettiva trasformazione nell’approccio alla progettazione e gestione della tecnologia, che richiede un upskilling profondo dell’ITC e una consapevolezza allargata al business. Siamo di fronte a un insieme coerente di nuovi strumenti da adottare per migliorare l’usabilità dei servizi digitali, aumentare le performance e diminuire le risorse occupate.

In questo modo ridurremo il consumo energetico ed estenderemo la vita delle componenti hardware con un contributo importante nelle strategie net zero delle aziende.

Questi benefici ambientali possono essere misurati e monitorati in coerenza con la certificazione ISO 14064 sia dalle società di progettazione del software che dalle imprese che utilizzano gli applicativi software. Tutto ciò a integrazione delle politiche di carbon management e della comunicazione del proprio impegno in tema di sostenibilità ambientale ai propri stakeholder.

[1] Memoria in cui un computer immagazzina le informazioni più frequentemente usate per consentire un accesso più rapido alle stesse.

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