Dimensione Infermiere https://www.dimensioneinfermiere.it Unica missione è la qualità Sat, 16 Mar 2024 14:32:12 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.4 https://www.dimensioneinfermiere.it/wp-content/uploads/2022/09/cropped-Frame-53556-1.png?w=32 Dimensione Infermiere https://www.dimensioneinfermiere.it 32 32 209420153 «Stiamo lavorando a incentivi sugli stipendi degli infermieri» https://www.dimensioneinfermiere.it/stiamo-lavorando-a-incentivi-sugli-stipendi-degli-infermieri/ https://www.dimensioneinfermiere.it/stiamo-lavorando-a-incentivi-sugli-stipendi-degli-infermieri/#respond Sat, 16 Mar 2024 14:32:10 +0000 https://www.dimensioneinfermiere.it/?p=16737
Lo ha detto l’assessore della Regione Lombardia al Welfare, Guido Bertolaso, intervenendo al primo Congresso dell’associazione infermieri del mondo (VEDI Ansa): «Stiamo lavorando per garantire anche agli infermieri le migliori condizioni di lavoro, a partire dagli incentivi sugli stipendi.


Il nostro obiettivo è mettere al centro dell’attenzione non solo la persona, che ha diritto della migliore assistenza possibile, ma anche chi della persona si occupa. Medici, infermieri, ostetriche e tutte le professioni sanitarie che ogni giorno studiano e faticano per migliorare la sanità».


Per Bertolaso è importante «fare gioco di squadra, abbattendo gli steccati». E ci tiene a precisare: «La Regione non può aumentare gli stipendi base dei professionisti, ma può lavorare sugli incentivi. Proprio in questa direzione vanno i recenti provvedimenti in favore dei liberi professionisti che vogliono lavorare con le strutture pubbliche».


Su chi lavora in pronto soccorso e, per forza di cose, stanco di botte e di scarse tutele, vuole scappare, Bertolaso assicura che si sta lavorando per «garantire maggior sicurezza e assistenza». Altresì, l’assessore ha sottolineato: «Non perdo occasione per ricordare a ministri, prefetti e questori l’importanza di fare tutto quanto nelle possibilità di ciascun ente per garantire sempre più tutele al nostro personale. Diversamente sarà difficile frenare questa emorragia del sistema sanitario».

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«Manca l’OSS? Deve sostituirlo l’infermiere», a dirlo è il «mutuo aiuto» https://www.dimensioneinfermiere.it/manca-loss-deve-sostituirlo-linfermiere-a-dirlo-e-il-mutuo-aiuto/ https://www.dimensioneinfermiere.it/manca-loss-deve-sostituirlo-linfermiere-a-dirlo-e-il-mutuo-aiuto/#respond Fri, 15 Mar 2024 17:26:39 +0000 https://www.dimensioneinfermiere.it/?p=16733
Manca l’Operatore socio sanitario per qualsivoglia motivo e le sue mansioni sono perciò “vacanti”? Non c’è problema: è l’infermiere che deve sostituirlo e, di conseguenza, fare di tutto per sollazzare l’umore dei dirigenti e le casse dell’azienda. E deve farlo in nome del «mutuo aiuto di collaborazione interna».


A produrre quest’altra svilente perla, con tanto di disposizione affissa nella bacheca aziendale, sarebbe stata la direzione sanitaria della Rsa tarantina «Fondazione Beato Nunzio Sulprizio». Cosa che ha creato non pochi malumori tra il personale e ha fatto letteralmente ribollire il sangue ai sindacati, che hanno denunciato tutto causando alcuni controlli da parte del dipartimento di prevenzione della Asl e dei carabinieri dei Nas.


Questa furba (ma non troppo) strategia aziendale, ovviamente sconosciuta alle organizzazioni sindacali (non sarebbe mai stata trattata in alcuna occasione d’incontro con l’azienda), avrebbe perciò causato l’ennesima mortificazione dei professionisti infermieri, costretti a elargire mansioni non in linea col proprio ruolo come sparecchiare, imboccare, movimentare, elargire bidet, dedicarsi agli effetti letterecci e fungere da camerieri?


«Questa mi sembra una cosa assurda, anche perché un infermiere, professionalizzato com’è, non accetterebbe mai di svolgere certi compiti», fanno sapere dai sindacati (VEDI Il Corriere della Sera). Eppure, purtroppo, visto l’andazzo a livello nazionale, i dubbi in tal senso sono veramente pochi.


«Nel caso in cui alcune unità come jolly (oss di supporto per primo e secondo piano) o sp (supporto pomeridiano) dovessero essere assenti – spiegano dai confederati – si invita tutto il personale infermieristico e non solo a favorire le attività di movimentazione letto–sedia dei pazienti al fine di favorire la corretta attuazione del setting assistenziale».

Va detto che quel «e non solo», ennesima goffa maschera appoggiata sul triste volto del demansionamento infermieristico, fa davvero sorridere.

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Arrivano gli aumenti: infermieri pronti a spese pazze? https://www.dimensioneinfermiere.it/arrivano-gli-aumenti-infermieri-pronti-a-spese-pazze/ https://www.dimensioneinfermiere.it/arrivano-gli-aumenti-infermieri-pronti-a-spese-pazze/#respond Thu, 14 Mar 2024 09:43:45 +0000 https://www.dimensioneinfermiere.it/?p=16730
I rinnovi dei contratti nazionali del pubblico impiego per il 2022-2024, si avvicinano sempre di più (manca una settimana all’inizio dei negoziati) e per quanto riguarda il comparto sanità stavolta ci sono a disposizione ben 1.501 miliardi di euro, ovvero circa la metà in più rispetto a quanto stanziato per il vecchio contratto 2019-2021.


Gli infermieri italiani saranno presto ricchi e pronti a spese pazze, quindi? Ovviamente no: l’aumento teorico annuale sarà di circa 1630 euro lordi annui, che spalmati su 13 mensilità fanno 125 euro lordi al mese. Per gli inguaribili ottimisti che, nonostante il caro vita, si sforzano inguaribilmente di vedere il bicchiere mezzo pieno, le buste paga faranno un salto del 5,78%, quindi maggiore rispetto a quello registrato con il precedente contratto.


Tutto ciò sarà sufficiente per migliorare l’attrattività di una professione, quella infermieristica, sempre più in crisi di adesioni e i cui protagonisti sono sempre più orientati alla fuga? Crediamo proprio di no, visto che gli aumenti che si profilano all’orizzonte appaiono del tutto insufficienti rispetto all’inflazione.

L’ennesima presa per i fondelli agli ex “eroi”.

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“Farò l’infermiere anche se lo stipendio è basso”, ovvero quando gli appelli alla vocazione funzionano? https://www.dimensioneinfermiere.it/faro-linfermiere-anche-se-lo-stipendio-e-basso-ovvero-quando-gli-appelli-alla-vocazione-funzionano/ https://www.dimensioneinfermiere.it/faro-linfermiere-anche-se-lo-stipendio-e-basso-ovvero-quando-gli-appelli-alla-vocazione-funzionano/#respond Thu, 14 Mar 2024 09:12:34 +0000 https://www.dimensioneinfermiere.it/?p=16727
Lo scorso 12 marzo il polo universitario di Trento ha presentato i suoi otto corsi di laurea triennale in ambito sanitario: infermieristica, igiene dentale, tecnica della riabilitazione psichiatrica, fisioterapia, assistenza sanitaria, laboratorio biomedico, radiologia medica e tecniche della prevenzione nell’ambiente.


Un vero e proprio “open day” di orientamento per i giovani, realizzato per provare disperatamente ad accalappiare quanti più studenti (potenziali) possibili. Ma al di là dei soliti “titoloni” scelti dai media per presentare la giornata formativa (VEDI il Corriere del Trentino: “Sanità, viario agli open day: «Farò l’infermiere anche se lo stipendio è basso»”), di fatto l’aspetto salariale non convince proprio nessuno. Soprattutto per quanto riguarda la professione infermieristica.


«Il bello delle professioni sanitarie è che si ha il posto assicurato una volta terminati gli studi» hanno sottolineato più o meno entusiasti alcuni studenti. Che però, poi, hanno sottolineato come il problema più grande sia quello che si diventa dei professionisti squattrinati: «Mia sorella ha fatto infermieristica e lo stipendio è forse troppo basso per quello che fa, contando soprattutto le notti di lavoro». 

E ancora: «I ragazzi all’interno dei laboratori sono riusciti a trasmettermi la loro passione. Sono focalizzato su infermieristica, ma il dubbio più grande è legato allo stipendio, secondo me inferiore rispetto alla mole di lavoro svolta».


Ad accogliere gli studenti c’era anche l’assessore provinciale Mario Tonina, che ha dichiarato: «Le professioni sanitarie sono una grande opportunità per il futuro dei nostri ragazzi e anche per il nostro sistema sanitario, che ha sempre più bisogno di figure specializzate». E ancora: «Il calo delle nascite e una società sempre più anziana, ci impongono di investire sempre di più sui giovani e sulla loro formazione. Oggi ho visto studenti animati da vera passione».


Il problema è che i riferimenti alla “passione” (VEDI Infermieri introvabili? «Occorre lavorare sulla motivazione, serve passione»), alla “missione” (VEDI Care film festival presentato come: “La missione degli infermieri”. BASTA!), così come i continui appelli alla “vocazione” (VEDI “L’infermiere è un lavoro che si sceglie certamente per vocazione” – Il focus sulle professioni sanitarie), a non pensare allo stipendio (VEDI “La professione dell’infermiere piace ancora ai giovani”, “non bisogna guardare solo al guadagno”… “Metteteci il cuore!”), al sacrificio (VEDI Il direttore didattico: “La professione infermieristica richiede sacrificio”) e le sviolinate in stile “angeli” o “eroi” (Il sindaco all’inaugurazione del CdL: “Gli infermieri sono angeli custodi della salute”), non funzionano più. Ma proprio più. È quindi necessario studiare altro, magari qualcosa di più convincente.

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Sondaggio FNOPI: il 40,2% degli infermieri dichiara di essere stato aggredito 10-12 volte nell’ultimo anno https://www.dimensioneinfermiere.it/sondaggio-fnopi-il-402-degli-infermieri-dichiara-di-essere-stato-aggredito-10-12-volte-nellultimo-anno/ https://www.dimensioneinfermiere.it/sondaggio-fnopi-il-402-degli-infermieri-dichiara-di-essere-stato-aggredito-10-12-volte-nellultimo-anno/#respond Tue, 12 Mar 2024 20:05:08 +0000 https://www.dimensioneinfermiere.it/?p=16723
Continuano senza sosta, da nord a sud del paese, le aggressioni agli infermieri. E l’identikit dell’aggredito “ideale”, secondo un sondaggio condotto su un campione di iscritti all’Albo dalla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), è ben delineato: donna (in oltre il 72% dei casi), tra i 30 e i 40 anni (oltre un terzo), che opera nel servizio pubblico (quasi nel 90% dei casi) e soprattutto in pronto soccorso (42%).

Il sondaggio, prodotto per la rilevazione promossa dall’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e socio-sanitarie del Ministero della Salute su tutte le categorie di personale sanitario, è stato presentato oggi a Roma in occasione della “Giornata Nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”. All’evento ha partecipato per FNOPI il consigliere nazionale Carmelo Gagliano.


Nel campione partecipante alla survey, gli infermieri che hanno dichiarato di aver subito aggressioni durante l’anno appena trascorso sono il 40,2%. E parliamo di una media di episodi di oltre 10-12 ciascuno nel corso di un anno solare!

Ciò è decisamente preoccupante, vista l’analisi svolta dalla Federazione in occasione dello studio CEASE-IT del 2021-2022, quando le otto università che hanno analizzato la situazione avevano rilevato “solo” un 32,3% di infermieri aggrediti durante l’anno.

Questi numeri, decisamente più grandi del 33% denunciato all’Inail (che prende in considerazione solo i casi in cui interviene l’azione assicurativa) dovrebbero far riflettere chi di dovere su come affrontare in fretta e con estrema decisione il problema. Anche alla luce del fatto che, ancora troppo spesso, gli infermieri che hanno subito violenza sul posto di lavoro non lo hanno denunciato nemmeno!


E non lo hanno fatto perché, come rilevato da FNOPI, nel 67% dei casi hanno ritenuto che le condizioni dell’assistito e/o del suo accompagnatore fossero causa dell’episodio di violenza, nel 20% erano convinti che tanto non avrebbero ricevuto nessuna risposta da parte dell’organizzazione in cui lavora, nel 19% ritenevano che il rischio sia una caratteristica attesa/accettata del lavoro e nel 14% perché si sentono in grado di gestire efficacemente questi episodi senza doverli riferire.

«Il vissuto di un infermiere, di un professionista che in qualche modo è aggredito – ha affermato Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI – è un vissuto che fa fatica ad essere elaborato. Ci sono studi internazionali che ci parlano di episodi di burnout, stress, disaffezione, tanto è vero che in questi anni si registrano molti casi di abbandono delle professioni di cura e assistenza».


«L’aggressione – conclude Mangiacavalli – è l’effetto di una serie di cause anche importanti che affondano le radici in diversi contesti, tra cui i modelli organizzativi e alcune mancate risposte che i cittadini patiscono, anche se non soprattutto, per la ormai cronica carenza di personale, che peggiora una situazione di disagio organizzativo e di stress lavorativo. I bisogni dei cittadini spesso non vengono convogliati verso i luoghi più adeguati.

Ad esempio, molti accessi al Pronto Soccorso non sono legati a situazioni di criticità vitali. Emergono invece bisogni di ascolto, necessità di presa in carico di situazioni complesse, che sfiorano la sfera socioassistenziale. Si aspettano quindi una risposta da un servizio, da una struttura, che spesso non è quella corretta. Occorre quindi investire affinché vi siano servizi territoriali sempre più capillari e conosciuti».

Nulla da eccepire. A parte il fatto che… Magari, cara presidente, la causa di burnout, stress, disaffezione e della fuga dalla professione infermieristica fosse fosse da ricercare “solo” nelle aggressioni. Magari! Probabilmente ci troveremmo di fronte a numeri decisamente diversi. Ma questa è un’altra storia…

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Schillaci: “Aggressioni agli infermieri? È un problema non solo di pene” https://www.dimensioneinfermiere.it/schillaci-aggressioni-agli-infermieri-e-un-problema-non-solo-di-pene/ https://www.dimensioneinfermiere.it/schillaci-aggressioni-agli-infermieri-e-un-problema-non-solo-di-pene/#respond Tue, 12 Mar 2024 19:19:11 +0000 https://www.dimensioneinfermiere.it/?p=16721
Sulle aggressioni al personale sanitario, che sta diventando una vera e propria piaga del nostro paese, il ministro della Salute Orazio Schillacirassicura tutti: «C’è l’impegno nostro non solo ad aumentare le pene come abbiamo fatto lo scorso anno, ma soprattutto a cambiare il paradigma, a far capire quanto sia importante il lavoro di chi tutti i giorni si sacrifica per l’altro».


Rispondendo ai giornalisti a margine delle celebrazioni per il centenario del Policlinico San Martino di Genova, il ministro ha poi aggiunto: «Le aggressioni sono un problema gravissimo che abbiamo affrontato lo scorso anno all’interno del decreto Bollette. La cosa più brutta che è che il 70% delle aggressioni avviene sulle donne e soprattutto sugli infermieri.


È un problema non solo di pene, che abbiamo aumentato, ma credo che serva soprattutto un cambio culturale. Quando una persona si rivolge a una struttura sanitaria e trova davanti una persona con il camice bianco, deve capire che quella persona sta lì per prendersi cura di lui. Trovo veramente assurdo che gli operatori sanitari siano vittime di aggressioni».

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Muore giovane studentessa di Infermieristica, commozione al Policlinico di Tor Vergata https://www.dimensioneinfermiere.it/muore-giovane-studentessa-di-infermieristica-commozione-al-policlinico-di-tor-vergata/ https://www.dimensioneinfermiere.it/muore-giovane-studentessa-di-infermieristica-commozione-al-policlinico-di-tor-vergata/#respond Tue, 12 Mar 2024 18:45:28 +0000 https://www.dimensioneinfermiere.it/?p=16718
Inizia con un tenero e affettuoso “Ciao Asia”, il messaggio postato sulla bacheca Facebook del Policlinico di Tor Vergata di Roma (dal direttore della Uoc Infermieristica Alessandro Sili) per ricordare una giovanissima studentessa di infermieristica, deceduta nei giorni scorsi a soli 22 anni in seguito a una grave malattia che non le ha lasciato scampo.


«La comunità infermieristica del PTV– si legge nel post – è particolarmente commossa per la prematura ed inaspettata scomparsa di Asia, giovane studentessa della facoltà di infermieristica del nostro Ateneo. Il suo più grande desiderio, quello di diventare infermiera, l’aveva spinta a lasciare i suoi affetti per trasferirsi e studiare a Roma.  


La timidezza e la dolcezza le hanno permesso di contraddistinguersi tra gli altri studenti, già nelle sue prime esperienze di tirocinio. Sicuramente saresti diventata una brava infermiera, una professionista motivata e dedita alla professione. Gli infermieri e il personale tutto, partecipa al dolore della famiglia esprimendo le più sentite condoglianze. Ciao Asia!».


Sono stati moltissimi i commenti piovuti sulla bacheca del PTV per salutare la ragazza e per inviare un abbraccio alla famiglia. Ne abbiamo scelto uno, quello di Alessandra, che forse li racchiude tutti: «Ciao Asia… Hai lasciato un segno indelebile nel tuo primo ed ultimo reparto di tirocinio… Ricorderò per sempre la tua dolcezza».

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La star di OnlyFans: “Mi sono laureata da infermiera per dimostrare che non sono una stupida” https://www.dimensioneinfermiere.it/la-star-di-onlyfans-mi-sono-laureata-da-infermiera-per-dimostrare-che-non-sono-una-stupida/ https://www.dimensioneinfermiere.it/la-star-di-onlyfans-mi-sono-laureata-da-infermiera-per-dimostrare-che-non-sono-una-stupida/#respond Tue, 12 Mar 2024 18:17:01 +0000 https://www.dimensioneinfermiere.it/?p=16715
Si chiama Matilde Manucci, ha 24 anni, ha un look acqua e sapone, è la prima creator italiana per guadagni su Onlyfans (a gennaio) e oggi convoglia senza problemi sul suo canale fino a 20 mila persone.

Cosa c’entra su Dimensione Infermiere? Beh, oltre al fatto di essere laureata in Infermieristica (non in “scienze infermieristiche” come asserito da Repubblica che l’ha intervistata, VEDI), ci hanno colpito le sue parole sulla professione, spese per giustificare la sua mancata carriera in corsia.


«Non faceva per me», ha spiegato la star. «Mi sono laureata lo stesso per far capire agli altri che non sono una stupida e perché non sono una che molla. Ma non penso che riuscirei mai ad adattarmi a quello stile di vita, il lavoro dipendente mi oppri78511416me».

Sulla sua nuova e redditizia attività lavorativa, Matilde racconta: «Ero già molto seguita su Instagram, sono stati i miei follower a spingere perché aprissi un canale sulla piattaforma. Tre anni fa mi sono detta: “perché no”, avevo voglia di provare».


Per chi volesse mollare il proprio lavoro e seguire il suo esempio, la creator ci tiene a rivelare qualche piccolo segreto del suo successo: «Sicuramente bisogna evitare di essere ripetitive e farsi venire sempre idee nuove, anche perché c’è molta competizione. Le persone apprezzano anche che sia io stessa a gestire il mio profilo, mentre altre si affidano alle agenzie per chattare al posto loro».


Tra le cose più assurde che questa carriera, seppur ancora agli albori, le ha mostrato, Matilde ricorda quella per cui alcuni utenti le hanno chiesto di «fare dei video in cui fingo di essere la loro fidanzata». Ma ci sono anche richieste più “oscure”: «Ci sono poi delle cose a cui dico di no, perché non voglio farle o perché la piattaforma le vieta. Il sesso esplicito non è censurato, ma non si possono mostrare escrementi, persone legate o sangue. Uno dei miei clienti era un feticista del tampax e mi aveva offerto una mancia generosa, ma ho dovuto rifiutare».


Al termine dell’intervista, Matilde dichiara che non svolgerà questa attività per più di dieci anni: «Per me è un mezzo per raggiungere altri obiettivi lavorativi. Magari c’è chi vuole fare questo tutta la vita, ma penso che prima o poi la piattaforma sarà superata. Il mio sogno è di investire i soldi che sto mettendo da parte per aprire la mia impresa personale, ma per scaramanzia non dico altro».

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Il presidente Opi: “In Italia non ci sarà MAI ciò per cui gli infermieri fuggono all’estero” https://www.dimensioneinfermiere.it/il-presidente-opi-in-italia-non-ci-sara-mai-cio-per-cui-gli-infermieri-fuggono-allestero/ https://www.dimensioneinfermiere.it/il-presidente-opi-in-italia-non-ci-sara-mai-cio-per-cui-gli-infermieri-fuggono-allestero/#respond Mon, 11 Mar 2024 11:42:12 +0000 https://www.dimensioneinfermiere.it/?p=16712
Aurelio Filippini, presidente Opi Varese, non ha dubbi: se gli infermieri italiani vanno in Svizzera e ci rimangono, è perché al di là dell’aspetto economico sanno bene che gli altri problemi dell’infermieristica italiana, come l’assenza di incentivi, la carenza di formazione, le condizioni di lavoro al limite della follia e gli scatti di carriera inesistenti non verranno mai risolti.


Mai. Avete capito bene. A precisa domanda «Gli infermieri vanno via per tutto ciò che in Italia non c’è (incentivi, formazione, scatti di carriera, ecc.), ma non ci sarà mai?» (VEDI Rete55), infatti, il presidente ha risposto con un rassegnato: «Se vuoi una risposta onesta… No. Credo sia difficile. Molto difficile».

«È proprio strutturato il sistema in modo diverso in Italia» spiega il presidente. Che continua: «Non credo che riusciremo mai ad avere le stesse identiche condizioni che in questo momento ci sono in Svizzera».


Sulla terribile carenza di professionisti e sul conseguente arrivo di infermieri dal Sud America, Filippini ricorda che la massiva importazione di operatori sanitari tipica dei primi anni 90 non risolse affatto il problema. «Dobbiamo valorizzare e migliorare le condizioni di chi c’è in questo momento. Poi tutti gli aiuti sono validi» evidenzia il presidente.


Che conclude: «Non mi sento di dire che questa sperimentazione sarà una soluzione risolutiva. Forse non lo dirò neanche più avanti. Di sicuro, come per molte altre cose, sarà un aiuto. È il gioco dei vasi comunicanti: la Svizzera attinge da noi, noi attingiamo dal Sud America e un giorno vorrò capire da chi attinge il Sud America. Il gioco dei vasi comunicanti a volte abbassa il livello un po’ dappertutto, ma non riempie mai completamente il cilindro».


Ci sentiamo di dissentire solo su una cosa, caro presidente: in Svizzera, con gli infermieri italiani, che sono tra i più preparati d’Europa, è sicuro che il livello non si abbassi affatto. Qui da noi, invece, con “professionisti” dalla dubbia preparazione che arrivano non si sa bene come (VEDI Agrigento: studenti svolgono tirocinio come infermieri, ma il loro titolo in Italia non è riconosciuto e “Nessun controllo sugli infermieri che arrivano dal Sudamerica”) e senza conoscere niente della lingua italiana (VEDI Infermieri dal Brasile, c’è chi esulta al grido di: «Hanno discendenti veneti! Parlano il “taliàn”!» e “Gli infermieri non parlano italiano e mancano le divise per il cambio: RSA allo sbando”), la situazione ci sembra un tantino diversa. E più preoccupante.

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E intanto si continua a pubblicizzare «l’infermiere per vocazione» https://www.dimensioneinfermiere.it/e-intanto-si-continua-a-pubblicizzare-linfermiere-per-vocazione/ https://www.dimensioneinfermiere.it/e-intanto-si-continua-a-pubblicizzare-linfermiere-per-vocazione/#respond Sat, 09 Mar 2024 10:25:14 +0000 https://www.dimensioneinfermiere.it/?p=16709
Media, politici e cittadini la smetteranno mai di darci pacche sule spalle e di ricordare, con più o meno enfasi, il lontanissimo periodo degli angeli e degli eroi (quello del Covid)? Beh, se continuano a vederci e a descriverci come fraticelli e come suorine che frequentano la “scuola infermieri” e che sono assiduamente in preda a chissà quale vocazione, missione e altri irresistibili concetti in totale antitesi con la definizione di “professione intellettuale”, con ogni probabilità la risposta è no. 


Eppure… Media, politici, cittadini e a volte infermieri stessi, seguitano con queste assurde pubblicità che anziché avvicinarci al sacrosanto riconoscimento sociale (e di conseguenza economico!) a cui la categoria ambisce da tempo, ci allontana sempre di più da qualsivoglia speranza di crescita vera.


L’ultimo vagito in tal senso è arrivato dal quotidiano La Nazione, con un’intervista alla collega infermiera Francesca dal titolo: «Francesca, infermiera per vocazione: “In corsia per aiutare chi soffre. Il mio 8 marzo è il grazie dei malati”».

Ovviamente, nonostante il titolo del pezzo lo lasci intendere, nella sua intervista (VEDI) la dott.ssa Francesca non ha MAI fatto riferimento a nessuna vocazione e non ha mai tirato in ballo altri termini in grado di minare alla base l’attrattività  della propria professione (ad oggi l’angelo, il santo o l’eroe squattrinato non vuole farlo più nessuno!).


Eppure… Ecco che un’altra bella perla disinformante, che ancora una volta descrive gli infermieri come dei volontari illuminati da chissà quale “chiamata” e sempre pronti a porgere l’altra guancia in nome della soddisfazione dell’utenza, è stata servita ai cittadini. Che poi pretende di vederci comportare come instancabili fraticelli e suorine, sempre pronti a soddisfare qualsivoglia capriccio…

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