Il Decreto semplificazioni prevede una serie di
novità (di alcune ne abbiamo in
questo articolo) e
scadenze cui soprattutto le Pubbliche Amministrazioni sono chiamate a adeguarsi.
Una delle novità più rivoluzionarie in arrivo nel 2021 sarà
l’obbligo per le PA di consentire l’identificazione dei cittadini che accedono ai loro servizi online esclusivamente tramite SPID, CIE (carta d’identità elettronica) e
CNS (carta nazionale dei servizi). La deadline prevista dal decreto è il 28 febbraio, termine ultimo per le PA. Ma cosa cambia realmente per gli enti pubblici, le imprese e i cittadini? E qual è lo stato dell’arte a meno di due mesi dall’obbligo?
Le disposizioni previste dal DL semplificazioni
Il potenziamento degli strumenti digitali è esplicitamente previsto nel decreto semplificazioni, precisamente all’art.24, dove si parla chiaramente di
centralità delle identità digitali e si fa riferimento al fatto che dal 28 febbraio le PA dovranno
“utilizzare esclusivamente le identità digitali e la carta di identità elettronica ai fini dell’identificazione dei cittadini che accedono ai propri servizi online”.
Ma il testo introduce anche un elemento nuovo, mai previsto prima d’ora: il mancato rispetto dell’obbligo previsto dal DL semplificazioni comporterà
“sanzioni significative” per i dirigenti responsabili. Si tratta di un aspetto che costituisce un ulteriore incentivo per gli enti interessati di adeguarsi in fretta.
Dal 28 febbraio 2021, dunque, SPID e CIE diventeranno le uniche modalità e con l’
app IO si potrà fruire degli stessi servizi tramite smartphone.
È previsto comunque un
periodo di transizione: coloro che non riusciranno ad ottenerle in tempo, infatti, potranno ancora utilizzare le vecchie password, ma soltanto fino alla loro naturale scadenza, non oltre il 30 settembre 2021.
Obbligo SPID e CIE: a che punto sono le PA?
L’interrogativo che sorge spontaneo è: riusciranno le PA a
rispettare la deadline prevista dal decreto semplificazioni? In altre parole, gli enti pubblici riusciranno a prepararsi in tempo per il 28 febbraio?
Stando ai dati forniti dall’
osservatorio sullo stato di avanzamento digitale in Italia, nel 2020 si è verificata un’impennata di identità SPID erogate, con un trend in aumento di mese in mese. Ad oggi, sono state rilasciate
oltre 15 milioni e mezzo di SPID.
Un dato che certifica che, almeno lato cittadini, l’adozione dello SPID avviene a
velocità progressiva e sempre più crescente.
Le PA, purtroppo, non sono tutte pronte. Su circa 10.400 unità (fonte: ISTAT), la metà risulta in linea con l’attivazione dei servizi online tramite SPID (5.229 secondo
avanzamentodigitale.italia.it). Nonostante gli enormi passi avanti compiuti in questa direzione, resta circa la metà delle PA che ancora non si è adeguata. In più permangono alcune perplessità: ad esempio, relativamente alle oltre 5mila PA che risultano in regola, quanti e quali servizi sono accessibili tramite SPID? E riguardo quelle non ancora allineate, quali operazioni devono compiere per colmare il gap entro la scadenza prevista?
Secondo un rapporto di AgID (visibile a
questo link)
quasi tutte le Regioni (20 su 21) permettono l’accesso ad almeno un servizio digitale tramite SPID o CIE, così come
quasi tutti i Comuni capoluogo (17 su 21). La restante Regione e i Comuni capoluogo permettono l’accesso ancora tramite credenziali digitali proprie (login e password, per intenderci).
Alla luce di questo quadro sembra piuttosto prevedibile che, entro il 28 febbraio quasi tutti i cittadini potranno accedere ai servizi digitali delle PA tramite SPID, CIE e CNS. Ciononostante, è ragionevole pensare che le amministrazioni in ritardo dovranno raggiungere questo obiettivo in tempi brevi.
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