Quali sono le vostre origini aziendali?
Il nostro viaggio imprenditoriale comincia nel 1905 in un laboratorio di Santarcangelo di Romagna in provincia di Rimini con una produzione specializzata e personalizzata di pale in legno per i mulini, per poi diventare fornitori del Ministero dell’Educazione realizzando banchi, cattedre, ausili didattici, mobili e arredi scolastici, oltre alle attrezzature per il lavoro nelle Scuole elementari e medie, estendendoci successivamente ai Comuni. Dalla conoscenza delle esigenze della Pubblica Amministrazione, negli anni Settanta prende vita l’attività tipografica ed editoriale con l’affermarsi del marchio Maggioli Editore e la graduale strutturazione di un Gruppo diversificato che è sempre in continua evoluzione.
In che modo è avvenuto il suo ingresso nelle attività familiari?
Sono arrivata in azienda trascinata da un padre che, con il suo carisma e il suo esempio, ha trovato naturale inserire noi figli all’interno del Gruppo. Ci ha trasmesso dei valori di fondo, cioè creatività, passione, coerenza e soprattutto rispetto per i clienti e per i collaboratori. Da ragazza nutrivo grande interesse per l’editoria legata al territorio e, per la laurea in Scienze politiche – indirizzo amministrativo -, feci una tesi dal titolo “La fatica di leggere, ricerca sulla lettura tra i giovani riminesi”. La gioventù trascorse anche nella libreria aperta nel centro di Rimini da mia sorella Amalia. Erano gli anni di Doris Lessing, de “La casa degli spiriti” di Isabel Allende, anni divertenti e spensierati con la possibilità di stare a contatto con la gente in libreria anche se i ricavi erano scarsi. Una volta Inge Feltrinelli ci invitò alla Buchmesse di Francoforte e si complimentò con noi: «Brave avete aperto una libreria invece di comprarvi una Ferrari!». Poi, l’attività in Maggioli Editore come segretaria di redazione e, in seguito, il ruolo di Responsabile delle “Risorse Umane”.
Come ha affrontato l’impegno nelle risorse umane?
Ho messo in gioco me stessa, anche se non avevo precise competenze ed esperienza. Mi sono fidata della mia empatia che da sempre mi aiuta ad avvicinare gli altri con facilità, l’ascolto e il tentativo di immedesimarmi nella condizione degli altri, mi hanno aiutata a fare il resto. Credo nel lavoro di squadra, nei team, nell’armonia. Partendo dal presupposto che stare bene fa lavorare bene, ho sviluppato diverse iniziative di welfare aziendale: un asilo nido, progetti di benessere e salute, orari flessibili in entrata, part-time orizzontali o verticali e smart working, soluzioni per conciliare carriera e genitorialità, attenzione agli ambienti di lavoro come spazi che facilitano relazioni, scambi e creatività.
Quanti dipendenti ha il Gruppo ed è praticata la formazione?
Il Gruppo può contare su una squadra di circa 2.600 persone, 42% donne e 58% uomini, che formiamo continuamente. La formazione è centrale per noi, ma non solo per i dipendenti, anche per giovani promettenti che coinvolgiamo grazie alle partnership con istituti scolastici e università. Nel 2020 abbiamo inoltre creato il centro formativo “Maggioli Academy” per anticipare il cambiamento richiesto dal mercato, condividere conoscenze e puntare sull’innovazione. L’Academy nutre il Gruppo e alimenta il territorio, lavora per le nuove generazioni che vogliamo aiutare a formarsi perché possano essere autori e protagonisti di un futuro migliore. Investendo su di loro, e loro con noi, il nostro Paese potrà non solo ripartire ma garantirsi un futuro di crescita e sviluppo negli anni futuri.
Vi definite “innovatori per tradizione”, che significa?
Esprime il nostro spirito imprenditoriale; interpreta i valori che stanno alla base della cultura organizzativa e definisce con precisione l’approccio con cui perseguiamo gli obiettivi di business, in equilibrio tra una consolidata esperienza e una costante innovazione, ponendo forte attenzione alla Responsabilità Sociale al fine di contribuire al miglioramento e alla valorizzazione sociale, culturale, economica e ambientale nei territori in cui siamo presenti. Creare valore condiviso nel breve, medio e lungo periodo è la bussola che ci ha finora orientato nei rapporti di reciproca fiducia con collaboratori, fornitori, istituzioni, comunità locali e tutti gli altri stakeholders.
Come avete fronteggiato il periodo di pandemia?
Innanzitutto non abbiamo mai fermato l’attività, siamo rimasti operativi riuscendo in breve tempo a organizzare lo smart working per i dipendenti e continuare a supportare pienamente la Pubblica Amministrazione con tutti i mezzi digitali per aiutarla a gestire al meglio l’emergenza sanitaria. Ad esempio il Comune di Codogno, colpito duramente e divenuto suo malgrado un “simbolo” dell’epidemia, è stato da noi supportato con innovativi software per organizzare in tempi strettissimi la distribuzione delle mascherine antivirali ai codognesi con l’obiettivo di dotare in egual numero i residenti, ridurre al minimo i tempi necessari alla distribuzione evitando quanto più possibile assembramenti e quindi l’esposizione al contagio. Poi sono stati supportati anche altri Comuni, per ovviare al problema degli uffici chiusi al pubblico, attraverso sistemi di compilazione e trasmissione digitale delle pratiche da casa senza doversi recare fisicamente nei pubblici uffici. L’emergenza ha messo in evidenza la centralità dei processi di digitalizzazione per gli Enti pubblici e di come il nostro Gruppo sia partner affidabile in grado di gestire il processo di transizione digitale.