A fine settembre, in Campidoglio, è stato presentato il flyer «Sono sordo, ho problemi di udito», ideato dall'associazione Emergenza Sordi e promosso da Corecom Lazio e Presidenza del Consiglio di Roma Capitale, per favorire la comunicazione tra persone sorde e polizia locale. Si tratta di una brochure, adottata in via sperimentale, che consentirà di comunicare con maggiore efficacia in caso di controlli o richieste di aiuto. All'interno della brochure, infatti, tra le indicazioni presenti figurano simboli e scritte come: «Se mi puntate una torcia in faccia avrò difficoltà a vedere il vostro viso e a leggere il labiale; se sono sordo segnante, potrei aver bisogno di un interprete in lingua dei segni tramite App o videochiamata; non chiamarmi da dietro toccandomi la spalla o il braccio, potrei spaventarmi e agitarmi, bisogna stare di fronte a me per comunicare».
«Il progetto è un'idea del nostro socio, Davide Mauri, che è anche segretario di Emergenza Sordi - ci spiega Luca Rotondi, presidente dell'associazione -. Durante la pandemia noi sordi abbiamo avuto grandi difficoltà comunicative a causa delle mascherine chirurgiche e Ffp2, soprattutto nel corso dei controlli effettuati per verificare le autocertificazioni con cui i cittadini uscivano di casa nel periodo del lockdown. La comunicazione era sempre più difficile, alcuni non volevano abbassare la mascherina nonostante una circolare del Ministero dell'Interno lo consentisse, poiché non erano a conoscenza di questa deroga. Si è pensato così di creare dei volantini con pittogrammi, molto chiari da comprendere, per facilitare l'interazione tra noi e gli agenti».
La circolare ministeriale, a cui il presidente di "Emergenza Sordi" fa riferimento, richiamava l'attenzione sul fatto che il Dpcm del 3 del novembre 2020, nel rendere obbligatorio l'uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, esonerava dall'osservanza di tale obbligo "i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l'uso della mascherina" e che era possibile dismettere temporaneamente l'uso della stessa "nell'interlocuzione con persone affette da problemi di udito". Sfruttando la tecnologia, che permette di velocizzare la risoluzione di alcune problematiche, e traendo insegnamento dalle difficoltà vissute durante la pandemia che ha amplificato le discriminazioni, "Emergenza Sordi" ha lavorato su alcuni aspetti che impediscono una reale integrazione delle persone sorde al fine di trovare soluzioni efficaci. «Sin dalla sua nascita, la nostra associazione riserva un'attenzione particolare alle chiamate di tipo emergenziale, fondamentali in situazioni di pericolo o difficoltà. Il nostro sogno è quello di coprire più comuni d'Italia con Municipium, un'applicazione per ora attiva in 7 comuni per le chiamate d'emergenza direttamente alla sala operativa della polizia locale. Utilizziamo anche un'App dell'Areu, con cui collaboriamo dal 2016, chiamata "Where are u" che consente a tutti, anche alle persone sorde, di chiamare il 112 in tre differenti modalità: silenzioso, voce e chat.
Per il momento, il servizio è operativo in undici regioni, ma presto lo sarà anche in altre». Queste applicazioni rappresentano passi fondamentali per facilitare la vita delle persone sorde, ma non sono sufficienti se a livello sociale persistono dinamiche di esclusione e mancanza di politiche di sensibilizzazione sul tema. «La tecnologia ha fatto passi da gigante e semplifica di molto la vita di tutti i giorni, ma le difficoltà maggiori nascono dall'approccio delle persone per le quali siamo 'invisibili - aggiunge Luca Rotondi -. C'è molta discriminazione nei nostri confronti a causa della forte ignoranza e di una vera e propria mancanza di sensibilità sulla nostra condizione: la sordità non è una malattia, è solo un deficit uditivo. Il progetto con la polizia locale consente di stabilire una comunicazione migliore tra noi e gli agenti, ma abbiamo conquistato soltanto un piccolo mattone della vita quotidiana», spiega il presidente di "Emergenza Sordi".
Le maggiori criticità permangono a livello dei trasporti dove, fa notare il rappresentante dell'associazione, «dovrebbero avvisare con segnali luminosi le motivazioni di uno stop improvviso della metropolitana, per esempio» e in ambito sanitario, in cui, oltre alla presenza di operatori Lis, manca spesso "una certa dose di sensibilità, anche se i giovani medici sono più attenti alle tematiche inclusive». È importante ricordare che «il diritto di esser assistiti completamente anche nella comunicazione appartiene a tutti, comprese le persone sorde», conclude Rotondi. C'è ancora molto da lavorare da un punto di vista sociale e culturale per favorire un ' inclusione reale delle persone con deficit uditivo, anche se un grande passo in avanti verso questa direzione è stato fatto un anno fa con il "Decreto Sostegni bis "in cui, all'articolo 34-ter, «la Repubblica riconosce, promuove e tutela la lingua dei segni italiana (Lis) e la lingua dei segni italiana tattile (Lista)».