Intervista al Direttore Commerciale/Marketing e responsabile dello Sviluppo Internazionale
Eccola qua, Amalia Maggioli, la primogenita di Manlio, il patron dell’omonima dinastia, l’azienda di Santarcangelo fondata agli inizi del 1900, leader nell’offerta di prodotti e servizi per Pubblica Amministrazione, Liberi Professionisti ed Aziende. Un carriera, quella di Amalia Maggioli, ora amministratore delegato con delega al marketing, al commerciale ed allo sviluppo Internazionale, contraddistinta da tante soddisfazioni e premi, come la ‘Mela d’oro’, il prestigioso riconoscimento offerto dalla Fondazione Marisa Bellisario nel 1996 e poi nel 2006 ‘Profilo donna’ .
Una scelta obbligata la sua, visto il cognome che ha oppure dettata dal cuore, quella di entrare nell’azienda di famiglia?
«Ho un eccellente rapporto con mio padre, la premessa è d’obbligo, quindi in casa tutti noi fratelli abbiamo sempre sentito parlare papà del suo lavoro, Non c’è stata alcuna forzatura e poi io sono una persona che ama mettersi alla prova, diverse volte me ne sono andata. Sono andata anche in un’agenzia di comunicazione a Milano, un’esperienza grandissima».
Quando ha iniziato?
«Appena mi sono laureata, ho cominciato a lavorare nella libreria ‘La Riminese’. Ho imparato tantissime cose, in primis a stare in mezzo alla gente, una full immersion nella psicologia per capire chi hai di fronte. Ho imparato la gestione di una piccola azienda. E’ stata un’esperienza formativa stupenda. Non amavo leggere quando sono entrata; lavorare là, invece, mi ha insegnato a divorare libri, soprattutto quelli di narrativa».
Un padre come il suo è stato ingombrante nella sua carriera?
«E’ stato impegnativo, è un uomo di grande visione, un vero leader. Ancora adesso viene tutti i giorni in azienda, ma è stato un uomo che ha saputo delegare ai suoi figli. Nelle decisioni il suo parere è molto importante e guida per me e i miei fratelli. Mi ha fatto anche soffrire sul lavoro, ma mi ha dato qualcosa di unico. Riflettermi nei suoi occhi e vedere la sua soddisfazione mi ripaga di tutto. Mi ricordo che quando andavo a mostrargli dei progetti, lui mi faceva sempre una domanda alla quale non mi ero preparata. Esigeva sempre quel qualcosa in più che mi ha aiutato ad aprire ancora maggiormente le mie visioni».
Prendere ordini da un capo donna non è stato facile per i suoi collaboratori. Ha mai avuto problemi?
«Sono passata da un atteggiamento impositivo ad una sorta di condivisione. I miei collaboratori non subiscono le mie decisioni; se arriviamo ad una scelta, lo facciamo insieme. Significa che siamo arrivati allo stesso punto, ma tutti insieme. E’ la scuola di mio padre, la soddisfazione più grande è vedere la stima di chi lavora per me nei loro occhi».
L’Italia è in un momento di impasse economico. Come la vede dal suo osservatorio di imprenditrice?
«Sono una donna molto positiva, siamo di fronte a grandi cambiamenti. Cerco di dare il mio contributo nel dare sicurezza ai miei dipendenti, ma anche di svolgere un ruolo sociale per il nostro Paese; penso alla ricerca, a proteggere i più deboli, le donne e i bambini».
Come ha fatto a conciliare famiglia e carriera?
«Mi sono sposata a 29 anni, mio marito ha conosciuto la donna che sono, parliamo la stessa lingua. Ho sempre dedicato il sabato e la domenica alla mia famiglia, alle mie passioni: sono i miei due giorni sacri, lontano dal lavoro».
Ha parlato di passioni, per esempio…
«Viaggiare innanzi tutto. Non torno mai in un luogo che ho già visto. Per me viaggiare è scoprire posti nuovi. Poi amo il design e l’arredamento, adoro collezionarli». «Mi voglio bene, ho cura di me stessa, ma non sono vanitosa. Certo, ho lo specchio e mi vedo, ma la vanità non mi è mai stata mai insegnata, se uno mi fa un complimento, mi spiazza. Vado a correre e in palestra, lo faccio con sacrificio, ma mi fa stare bene. Di certo non ho l’ossessione per la ruga. Non mi trucco, uso solo il mascara. Sono come mia madre. Quando crollerà tutto, allora ci penserò».